a cura di Francesco Poli
Palazzo Clemente
21 giugno – 30 agosto 2009
ArtistaAlberto BurriAnno2009
L’idea della mostra non è stata quella di proporre una generica antologica ma di riuscire a evidenziare in modo esemplare la straordinaria coerenza di fondo della tensione formale unitaria che si ritrova nei lavori di tutti i periodi.
Per Burri, sacchi, catrami, muffe, lastre di metallo, plastiche, legno, caolino, cellotex, hanno sempre avuto una funzione per molti versi analoga a quella dei materiali tradizionali della pittura, dato che la sua intenzione è sempre stata quella di fare della “pittura”, sia pure con altri mezzi.
In questo senso il curatore, Francesco Poli, ha inteso proporre una lettura critica tesa a far comprendere al pubblico l’essenza (allo stesso tempo “classica” e sempre attuale) dell’invenzione artistica del maestro.
Alberto Burri è giustamente considerato uno dei massimi esponenti dell’Informale internazionale, e cioè della tendenza che ha dominato la scena artistica negli anni ’40 e ’50 del secolo scorso, ma la sua ricerca è andata ben al di là dei limiti di questa etichetta troppo generica, essendo molto diversa sia da quella degli altri artisti europei come Fautrier, Dubuffet, Wols o Fontana, sia da quella degli americani come Pollock, De Kooning, Kline e Rothko. Anche se l’artista ha partecipato in prima persona al dibattito artistico di quegli anni, è rimasto per molti versi un grande solitario (anche per il suo carattere scontroso), ed è stato anche un precursore per molti artisti di tendenze successive (come per esempio l’Arte Povera).
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