a cura di Francesco Poli
Palazzo Clemente
26 giugno – 29 agosto 2010
ArtistaAlighiero BoettiAnno2010
Allestita nelle sale della sede della Fondazione Malvina Menegaz, la mostra ha visto protagonista Alighiero Boetti (1940-1994), il più eccentrico (anche in senso geografico) fra i protagonisti dell’Arte Povera e di quella Concettuale. La complessa e variegata ricerca di Alighiero Boetti, caratterizzata da una raffinata ironia speculativa apparentemente ludica ma legata a cruciali questioni di fondo, lo ha portato verso una intenzionale oscillazione fra tensione concettuale, che rende apparentemente difficile la decodificazione dei processi generativi delle sue composizioni, e una felice attitudine pop nell’uso di colori e immagini di diretto impatto visivo. Ed è proprio per questa particolare alchimia estetica che Boetti è molto amato dai giovani artisti, che lo considerano un maestro, e sempre di più dal grande pubblico (in particolare per la seconda fase della sua produzione). Di Alighiero Boetti, o Alighiero e Boetti come si firma a partire dal 1971 (da qui il suo essere uno e bino) la mostra di Castelbasso ha offerto una scelta molto accurata di venticinque lavori, che andavano dalla fine degli anni ‘60 agli anni ‘90 del secolo scorso, esemplificando quasi tutti i principali aspetti della sua ricerca: i suoi cicli tematici; i vari materiali (dal gesso al ferro, dalla carta al tessuto, agli orologi); le invenzioni di codici combinatori di numeri e lettere; le sue tecniche particolari (fatte realizzare anche da altri) come il tratteggio a biro, i ricami, la mail-art con la permutazione matematica dei francobolli, le tecniche miste su carta con ritagli, ricalchi, frottage, e operazioni di pliage-dépliage.
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