Lucio Fontana e la sua eredità

e la sua eredità


a cura di Silvia Pegoraro

Palazzo De Sanctis e borgo di Castelbasso
9 luglio – 28 agosto 2005


ArtistaLucio FontanaAnno2005

“Io buco, passa l’infinito, di lì, passa la luce, non c’è bisogno di dipingere”.
Queste parole di Lucio Fontana hanno rappresentato l’epigrafe della mostra che a Castelbasso, è stata dedicata al magnifico artista argentino e ai continuatori della sua ricerca e che per questo è stata chiamata: “Lucio Fontana e la sua eredità”. Del grande Maestro, infatti, è stata analizzata l’opera nel suo sviluppo, per aiutare a comprenderne meglio gli esiti spazialisti che più hanno influenzato gli artisti che hanno raccolto la sua eredità nel modo più originale.

Sotto le volte a vela, ma anche sotto l’orditura di travi a vista, che caratterizzano i vasti ambienti di Palazzo De Sanctis A Castelbasso, è stato creato un allestimento il cui nitore e le cui linee essenziali hanno dato risalto alle tele e alle ceramiche, ai bronzi, agli allumini, ai gessi, ai cartoni, alle tecniche miste prodotti dal Maestro tra gli anni ’50 e ‘60 del secolo scorso. Un allestimento che si è distinto, nella realizzazione, per le “citazioni” dei famosi “tagli” dell’Artista, proponendosi così quasi come una continuazione dell’opera del Maestro, e che ha accolto il risultato esemplificativo della sua ricerca spazialista sviluppatasi nei famosi “Buchi”, poi nei “Tagli”, appunto, e quindi nei cicli delle “Pietre” e dei “Barocchi”, con l’inserimento anche di interventi segnici e materici. Bellissime le terrecotte presenti nella mostra, così come gli incantevoli gessi e i superbi oli sostanzialmente monocromi, realizzati con tecnica potentemente materica e gestuale.

Sempre negli ambienti del settecentesco Palazzo De Sanctis, ma anche in alcuni dei fondachi ormai luoghi distintivi della manifestazione castelbassese, sono state esposte le opere di quelli che possono essere annoverati tra gli eredi più significativi dell’intuizione spazialista fontaniana, declinata secondo due linee creatrici: quella che può essere definita degli “artisti oggettuali” e che fa interagire lo spazio con l’opera fino a trasformare lo spazio stesso in opera d’arte, e la linea “tecnologica”, già postulata da Fontana nel 1946, che fa coesistere energia, luce e movimento per creare ben definite “sculto-installazioni” od opere semoventi in “spazi elastici”.

Della prima linea sono state ammirate opere di Agostino Bonalumi, Enrico Castellani, Piero Manzoni, Paolo Scheggi, Emanuela Fiorelli, Pino Barillà, e Paolo Radi, mentre della seconda quelle di Getulio Alviani, Gianni Colombo, Grazia Varisco, Carlo Bernardini, Nicola Evangelisti.

Curatrice della mostra è stata Silvia Pegoraro che ha seguito anche la realizzazione del catalogo “Lucio Fontana e la sua eredità” edito da Skirà, Milano.

Privacy Preference Center